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Le origini del paese sono molto antiche, delle zone Civita, Santa Croce e Pierno alcune campagne di scavo hanno permesso il ritrovamento, in grotte naturali, di graffiti databili al III-II millennio a.C. attribuiti al popolo degli Ausoni. Il ritrovamento di vasellame e anfore di manifattura greca conferma una frequentazione del luogo in età molto lontane.
Con funzione prettamente difensiva l’edificazione di un castello – fortezza, fatto costruire da Ottone I di Sassonia – dopo la battaglia di Bovino, agevolò l’insediamento del primo centro abitativo intorno al 969 d.C. Si ipotizza che i primi abitanti, che si stabilirono intorno al nucleo principale del castello provenissero dalla vicina terra di Venosa.
Agli inizi dell’epoca normanna, il controllo sui luoghi fu esercitato da Gilberto di Balvano, al quale si deve la costruzione del Santuario di Pierno tra il 1189 e 1197. Subito dopo San Fele e tutta la vallata rientrarono nella contea di Lampo Fasanella.
Di certo San Fele fu ambita da molte signorie, per la sua impenetrabile posizione e punto strategico di tutta la Valle di Vitalba.
Con l’ingresso degli angioini, 1266, il paese subì un forte tracollo economico e sociale a causa delle gravose tasse imposte dai nuovi signori; molti, temendo rappresaglie, si diedero alla macchia, trovando rifugio nei boschi circostanti il Monastero di Pierno. Solo dopo più di un anno, grazie all’intecessione di Altruda – nobile donna normanna – presso il re, i fuggiaschi furono perdonati, e fu concesso loro di far ritorno al proprio paese.
Federico II e Carlo d’Angiò fecero ampliare il castello, ma nel 1438, con la morte di re Carlo, tutto fu stravolto, il castello fu distrutto per opera di Antonio Caldano, e oggi sono ancora visibili dei ruderi.
Con l’avvento degli aragonesi San Fele fu terra contesa tra molte signorie spagnole. Dal 1613 il feudo passò alla famiglia Doria che lo tenne fino all’eversione della feudalità.
In seguito i Borboni, dominarono San Fele e tutto il Sud dalla metà del 700 per ben 126 anni.
Giustino Fortunato di questo castello disse: “Fu duro carcere al primo e rea tomba al secondo dei due Enrichi, fogli di Federico, ultimo rifugio nel 1254 dei ribelli contro Manfredi”.

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